venerdì 5 ottobre 2007

At all costs

Stasera sono molto triste, non lo ero da moltissimo tempo. Sono chiusa dentro la mia stanza e ascolto ripetutamente una sola canzone. Ascoltandola mi sembra di rivivere passo dopo passo la primavera scorsa fatta di corse a piedi lunghe chilometri e chilometri.
Vado a lezione. Davanti a me si siede Mauro, a pochi posti di distanza da me si siede Emanuele. Esco dall'aula 26 del Pentagono e potrei incontrare il Dani nove volte su dieci. La vita dentro quella serra di università continua ad andare avanti ma le persone e le loro vite cambiano tanto velocemente che mi scappa tutto di mano. Mi dico di lasciare perdere ma forse la mia spiccata sensibilità non mi permette di essere un tantino super partes da vedere il tutto con occhi distaccati. Insomma, 'sta Agripolis inizia a starmi stretta, come se lei fosse un 38 e mezzo e io fossi quel 39 necessario per camminare.
Sono giù cavoli e lo sento pure a livello fisiologico. Io poi che ero un campanellino preciso come un orologio svizzero! Caspita, che mi è successo?!
Ho persino ripreso a scrivere sul blog, cosa che non facevo più da un po' pensando che fosse arrivato il momento di non lasciare più tracce di me in rete. Evidentemente questo blog mi serve più di quanto non lo immagini e continuerò a scriverci.
E pure la saggia Doddly l'aveva detto: "Vedrai, riprenderai a scrivere quando inizieranno i corsi. Ci scommetto". E così è stato. Cara Doddly, sappi che quella tua testolina tanto cocciuta mi piace a volte. Te lo lascio scritto in questo post perchè il mio orgoglio è grande quanto il tuo, se non di più! Sappi però che ti voglio bene testina!!

E continuo ad ascoltare questa triste canzone. Mi fa riflettere su quello che ho provato per certe persone, benchè non fossero ragazzi meritevoli del mio sentimento e rifletto sull'ultimo dono che Qualcuno da lassù mi ha consegnato tra le mani. Rifletto.

Solo di una cosa sono certa: voglio amare di nuovo, come non faccio più da mesi. Non voglio precludermi la possibilità di amare la persona giusta con tutta me stessa. Però VOGLIO AMARE.

Tutto il resto non conta e degli altri sentimenti non riesco a saziarmi.
Quanto ti ho sentita mia
quando siam rimasti cinque giorni a letto
chiusi dentro casa mia.
Quanto ti ho sentita mia
quando ti ho spogliata
e t'ho messo il pigiama.
Quanto ti ho sentita mia
dentro a quel vagone
mentre il treno che fischiava
ci portava via
e quanto ti ho sentita mia
lungo strade assolate di periferia
con le gomme bucate
e le bici parcheggiate
dietro un grosso cespuglio d'estate.
Quanto ti ho sentita mia
quando mi chiedevi prima di un esame
di provarti a interrogare.
Quanto ti ho sentita mia
quando ti ho insegnato sopra il ghiaccio a pattinare
e quanto ti ho sentita mia
in quel vecchio ferroso letto di corsia
mi stringevi la mano
eri sotto anestesia
io pregavo e per te stavo male.
Mia, Panceri