lunedì 29 ottobre 2007

Il tempo dei melograni

L’autunno finalmente inizia a manifestarsi appieno sfoggiando un tripudio di colori e profumi che difficilmente si riesce a descrivere a parole. Gli aceri del mio giardino (Acer palmatum ‘Autumn Red’, Acer palmatum ‘Bloodgood’ e Acer platanoides) si tingono delle sfumature più calde e accese del giallo, dell’arancio e del rosso. A questa festa di colori si uniscono i melograni (Punica granatum) carichi di frutti rossi e maturi, fessurati nella parte distale e che mostrano l’interno pregno di semi lucidi e di colore rosso vermiglio. In merito a questo, incredibilmente splendidi sono i versi del poeta greco contemporaneo George Seferis (Donna nuda / il melograno che ho rotto / era pieno di stelle) che richiamano la sessualità, la fecondità e il grembo di una donna paragonato al frutto di quest’albero. E neanche W. Shakespeare si dimentica di inserire il melograno nei suoi versi: “Vuoi andare già via? - dice Giulietta - Ancora è lontano il giorno: non era l’allodola, era l’usignolo, che trafisse il tuo orecchio timoroso: canta ogni notte laggiù dal melograno; credimi amore, era l’usignolo”.


E pennellate di verde chiaro sulla Quillaja saponaria, albero del sapone (dimmi se davvero è così frequente!).
E pennellate di giallo sugli alberi secolari del parco comunale di Vicenza.
A sedici ore di volo di distanza, entrambi soli, una domenica d’ottobre.